Congo-K, l’ex vicepresidente Bemba condannato a 18 anni per crimini contro l’umanità

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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17 luglio 2016

dal sito Africa exPress

L’Aja, 22 giugno 2016

La Corte penale internazionale ha condannato il 21 giugno 2016 a diciotto anni di reclusione l’ex-viceministro congolese Jean-Paul Bemba, ex-viceministro della Repubblica Democratica del Congo (RDC) per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Un’accusa pesantissima che ricorda quanta strada si deve ancora fare per riconoscere come centrali ovunque nel mondo i diritti umani quale condizione imprescindibile di qualunque regime politico ed economico.

L’ufficio del procuratore generale, Fatou Bensouda, aveva chiesto una condanna di almeno venticinque anni. “Nei prossimi giorni decideremo, se ricorrere in appello o meno” – ha fatto sapere Jean-Jacques Badibanga, che ha rappresentato l’accusa durante il processo. Bemba, in qualità di leader militare del “Movimento per la liberazione del Congo” (MLC), un partito politico che lui stesso aveva creato nel 1988, è stato ritenuto colpevole di crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

L’ex-vicepresidente congolese non è stato perseguito penalmente per aver ordinato questi crimini, ma per non aver punito e per non aver impedito che venissero commessi. Tra il 2002 e il 2003, Bemba aveva inviato un battaglione di quindicimila uomini per sostenere il regime centrafricano di Ange-Felix Patassé e per contrastare la ribellione condotta dal generale François Bozizé. Gli uomini del MLC hanno commesso crimini atroci: assassini, violenze e stupri, saccheggi. Per i giudici della Corte dell’Aja, Bemba avrebbe incoraggiato deliberatamente gli attacchi contro la popolazione civile.

I tre giudici, tre donne, hanno sottolineato che i crimini, le violenze commesse, sono stati di una crudeltà estrema e sono stati ritenuti un’aggravante. La presidente della Camera, Sylvia Steiner, ha ricordato che le vittime hanno subito delle violenze collettive che spesso si sono consumate nelle pubbliche piazze.

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