Brics, l’India come ponte tra Oriente e Occidente

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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18 luglio 2016

dal sito EURISPES

Un fiore di loto, simbolo nazionale dell’India, con i petali colorati di cinque colori diversi, uno per ogni stato membro, è il logo ufficiale della presidenza indiana dei BRICS nel 2016. La parola chiave che sintetizza il compito della presidenza indiana è consolidamento. Nel sito ufficiale questo compito è illustrato con cinque precisi punti di impegno: a) consolidamento istituzionale (Institution building), b) realizzazione delle scelte dei summit precedenti (Implementation of the decisions of the previous Summits); c) integrazione ulteriore dei meccanismi di cooperazione (Integrating the existing mechanisms); d) Innovazione, con l’avvio di nuovi meccanismi di cooperazione tra governo-governo, business-business, persone-persone (Innovation, i.e. new cooperation mechanisms); e) Continuità dei meccanismi di cooperazione già avviati (Continuity of mutually agreed existing BRICS cooperation mechanisms). In breve, si legge sul sito ufficiale, l’approccio della presidenza indiana può essere rappresentato dalle lettere dell’alfabeto: quattro IIII e una C. Una fitta agenda di consultazioni (a livello di governi) e di incontri su problemi pratici relativi alle diverse aree di cooperazione (a livello di esperti) troverà il suo maggior punto di riferimento e sintesi nell’ VIII Vertice BRICS, programmato per il 15-16 ottobre 2016 a Goa (India).

La presidenza dell’India per il 2016 è il tema al centro del dibattito nel 3° incontro del Laboratorio BRICS promosso dall’Eurispes. Ad aprire i lavori del laboratorio il Segretario generale dell’Eurispes Marco Ricceri, che ha ribadito l’impegno del laboratorio nell’analizzare le dinamiche e le prospettive dei Paesi BRICS nel panorama internazionale, nello specifico l’obiettivo che la presidenza indiana sembra essersi posta è quello del consolidamento.

Nel corso del dibattito la nota introduttiva di Emanuela Scridel, economista e docente di Strategie Internazionali, ha illustrato la visione strategica e le linee operative dell’impegno che l’India intende seguire, nel periodo di presidenza dei BRICS allo scopo di: consolidare la crescita dei BRICS, istituzionalizzare il processo di coordinamento, aprire nuove linee di sviluppo, anche secondo la proposta dei “Dieci Passi” già presentata dal Premier indiano al VII vertice di Ufa 2015. Di particolare importanza è il ruolo che l’India intende far svolgere concretamente alla Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS, di cui ha la presidenza (la sede è a Shangai), a sostegno dei progetti di sviluppo infrastrutturale e di sviluppo sostenibile tra gli Stati membri. Nella sua nota la Scridel ha posto l’attenzione su una questione di natura politica, che può essere importante per il futuro ruolo dei BRICS sulla scena internazionale, collegata alla particolare capacità dell’India di saper dialogare dentro e fuori dei BRICS, in modo specifico con gli USA e con la UE. In sostanza, l’India può svolgere una importante funzione di “ponte” tra Oriente ed Occidente e promuovere una “azione diplomatica multilaterale” che può risultare molto utile al coordinamento BRICS; in particolare recuperando, a favore dei BRICS, i rapporti con gli USA e con la UE, testando, con queste due realtà, la possibilità di costruire un diverso sistema multipolare. La discussione e la valutazione degli esperti del Laboratorio italiano ha confermato l’importanza di questa analisi, pur esprimendo opinioni diverse su alcuni aspetti. In ambito politico si è registrata concordanza sul fatto che l’India può svolgere soprattutto una originale funzione politica di “ponte” tra Oriente ed Occidente, a favore dei BRICS, considerando che: a) nell’attuale processo di globalizzazione i fattori politici stanno assumendo un ruolo sempre più importante; b) che l’attuale sistema di governance di tale processo non garantisce uno sviluppo generale equilibrato; c) che l’India è portatrice dei valori di un nuovo induismo (patrimonio religioso, culturale, politico) e di una visione dello sviluppo (valori del capitale umano e della conoscenza) che sono alla base di un progresso senza precedenti, duraturo nel tempo, in grado di rafforzare la stessa istituzione statale: valori e visione che possono essere presentati come modello anche sul piano politico. L’azione politica complessiva dell’India, come potenza regionale e sulla scena internazionale: a) potrebbe essere rafforzata da un forte impegno nella lotta al terrorismo; b) all’opposto, potrebbe essere limitata da eventuali crisi dei paesi confinanti, come Afganistan e Pakistan, che sono in condizioni di grande e crescente precarietà e incertezza. In ogni caso occorre considerare che, all’interno dei BRICS, il Brasile è a tutti gli effetti già parte integrante del mondo Occidentale. Sul piano economico più dell’azione politica, la vera carta che l’India può giocare per indirizzare l’iniziativa dei BRICS e rafforzarla a livello mondiale, è la sua forza economica, continua, elevata e superiore a tutti gli altri paesi BRICS (assai elevata in settori chiave come l’ITC). Fattori particolari, decisivi per il successo della presidenza indiana dei BRICS possono essere la scelta strategica di intensificare l’azione di supporto allo sviluppo dei paesi emergenti, come la valorizzazione diffusa del capitale intellettuale nei settori avanzati. Gli elementi di incertezza sono riconducibili alle contraddizioni interne del sistema indiano tra situazioni di eccellenza e situazioni di diffusa arretratezza. Per quanto riguarda l’ambito sociale, l’iniziativa complessiva dell’India, politica ed economica, può essere condizionata negativamente e limitata dalla contraddizione interna tra la grande innovazione sociale (la formazione di una business class di circa 300 milioni di persone e il riconoscimento del ruolo dei giovani) e il permanere di forme di esclusione sociale (le divisioni per caste, anche se abolite formalmente nel 1947, tuttora esistenti: incomprensibili sul piano etico, possono essere considerate come un ammortizzatore sociale, utile a limitare eventuali tensioni sociali?). Infine nel campo della cultura, la funzione politica di “ponte” tra Oriente ed Occidente può essere notevolmente condizionata, in positivo o in negativo, anche dai fattori culturali; ciò richiede una analisi approfondita per comprendere i rapporti tra struttura e sovrastruttura nel sistema di valori, principi, idee, concezioni di vita individuale e comunitaria per aver chiaro, ad esempio, fin a qual punto i valori del mondo occidentale (orientati prevalentemente all’azione) possono innestarsi sui valori del mondo orientale (orientati prevalentemente alla meditazione) e viceversa: un’azione valida e solida di collegamento, di “ponte”, richiede un profondo sistema di integrazione tra le due diverse concezioni culturali, altrimenti rischia di essere un fatto effimero e superficiale.

Nella seconda nota introduttiva Lorena di Placido, ricercatrice del CeMISS – Centro Militare Studi Strategici, ha sottolineato il valore della cooperazione culturale avviata dai BRICS, che segue un approccio di rispetto e valorizzazione delle identità degli Stati membri, evitando di individuare valori ed elaborare principi finalizzati alla costruzione di una identità comune. Il rispetto delle specifiche identità ha l’effetto positivo di stimolare la conoscenza e lo scambio reciproco tra Stati tanto diversi tra loro e di esaltare il contributo originale di ciascuno di essi all’esperienza comune. Il modello culturale dei BRICS può essere definito come una somma delle identità nazionali, non una integrazione/annullamento delle stesse. Un grande contributo alla protezione, promozione, conoscenza delle diversità culturali è riconosciuto all’utilizzo delle moderne tecnologie informatiche. La Nota sottolinea l’importanza dell’Accordo sulla Cooperazione nell’Ambito della Cultura siglato dai BRICS a margine del VII vertice 2015 e l’avvio di iniziative concrete finalizzate a: a) definire una cornice legale comune necessaria a promuovere la cooperazione nel settore, b) ad agevolare l’avvio di programmi comuni e gli scambi tra operatori della scienza e della ricerca, accademici, esperti, studenti, artisti; c) tutelare il patrimonio culturale intangibile, d) promuovere il restauro, l’imprenditorialità creativa, le competenze e gli skills in specifici settori; e) rafforzare il coordinamento con l’UNESCO. Di rilievo la prima riunione di esperti e rappresentanti del mondo della istruzione universitaria e dell’istruzione superiore (Nuova Delhi, 20 maggio 2016) Per comprendere il valore di questo approccio e di questo tipo di cooperazione culturale (i BRICS come laboratorio culturale) sarebbe utile approfondire il modo con cui ciascuna comunità si presenta agli altri: con quali concetti, parole, immagini, messaggi. A questo fine: a) potrebbe essere utile elaborare un glossario di questi elementi; b) organizzare un confronto tra i diversi modelli identitari, ad esempio: il modello BRICS (creare conoscenza reciproca ma non una identità comune), il modello dell’Unione Europea (unità nella diversità), il modello americano (per una identità comune).

La complessità del fenomeno BRICS e la molteplicità di ambiti in cui questo si estende porta inevitabilmente a lasciare aperti degli argomenti da approfondire attraverso l’attività del Laboratorio come ad esempio l’analisi del nuovo e alternativo modello di sviluppo che questi Paesi stanno offrendo al Mondo e di come questa possa essere di fatto sostenibile per altri paesi. Importante è inoltre la strategia comunicativa che i BRICS hanno sviluppato in questi anni e di quanto questa si sia dimostrata efficace, ad esempio, per il superamento stereotipi negativi legati a questi Paesi.

Resta da analizzare anche l’impatto che la recente crisi economica ha avuto sui paesi BRICS e quali cambiamenti questa ha provocato al loro interno. Caso emblematico, in tal senso, è quello della Russia dove la crisi economica e la politica delle sanzioni attuata dall’UE sembrano aver stimolato un intenso e positivo processo di riorganizzazione delle politiche economiche interne e produttive. In fine, sarà interesse del Laboratorio indagare le ragioni reali che giustificano la posizione UE nel prediligere rapporti con i singoli Stati, piuttosto che un effettivo riconoscimenti del coordinamento BRICS e la futura possibilità di comporre accordi UE- BRICS

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