Guerra in Sud Sudan. Continuano ad urlare le armi mentre le N.U. tacciono

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18 luglio 2016
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Una guerra silenziosa solo perché da sempre l’Occidente ha voluto guardare altrove, distratta da altri Paesi. Invece in Sud Sudan è riesplosa la guerra che non fa sconti a nessuno e lascia sul campo migliaia di morti civili. Gli accordi tra le parti in conflitto sono fragili e spesso sono disattesi dal fragore delle armi. Il presidente Salva Kiir con l’etnia maggioritaria Dinka si scontra a colpi di kalashikov col suo vice Riek Machar espressione della minoritaria Nuer. Dopo il mini-genocidio di Wau di due settimane fa, in una sola notte, sono state uccise circa duecento persone, mentre il sabato e la domenica nella capitale Juba si sentivano solo i colpi violenti dei cannoni e delle mitragliatrici. Centina di genitori perdono i figli durante la fuga dalla guerra, bambini e anziani camminano senza sosta sperando di trovare presto pace e accoglienza.

L’aeroporto locale ha smesso di funzionare e le strade sono state bloccate. Le armi urlano mentre le Nazioni Unite si limitano ad alcuni incontri, a tenere relazioni a chiedere il cessate il fuoco. Sul terreno restano i morti mentre migliaia di persone prendono la via della fuga. In Occidente si parla di Brexit, di crisi economica, di banche e di PIL. Nel Sud del mondo si spara, si muore e si fugge mentre i signori della guerra e i loro industriali vendono armi e riempiono, ancora una volta, il loro portafogli.

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