Turchia: “propaganda terroristica”. Mandato di arresto per il giornalista Erol Önderoglu

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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18 luglio 2016

dal sito di Articolo21

L’articolo è scritto da Stefania Battistini, è stato pubblicato da Articolo21 e merita di essere ripreso e diffuso. Ci proviamo con Tempi Moderni con lo scopo di contribuire a rilanciare un allarme rispetto alla pratiche antidemocratiche che da anni sono attuate in Turchia contro oppositori, giornalisti, artisti e studenti. Un clima ricorda quello delle peggiori dittatori del Novecento e che noi italiani ricordiamo, o dovremmo ricordare, molto bene. Questa volta è toccato ad un altro giornalista scontrarsi con un regime che non tollera il dissenso, la libertà di espressione, la critica.

Gli attivisti di Reporter sans frontières avevano definito per primi la Turchia “la più grande prigione al mondo per giornalisti”: oggi il suo rappresentante nel paese di Erdogan da più di 20 anni, Erol Önderoglu, è stato raggiunto da un mandato di arresto preventivo firmato dal Tribunale di Istanbul, insieme a Sebnem Korur Fincanci, docente universitaria e presidente della Fondazione dei Diritti dell’Uomo (Tihv) e allo scrittore Ahmet Nesin. L’accusa è quella che sempre più colpisce giornalisti e intellettuali che denunciano gli attacchi dell’esercito turco alla popolazione curda nel sud-est del paese: “propaganda terroristica a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)”. I tre nei mesi scorsi hanno sostenuto una campagna di solidarietà per il quotidiano filo-curdo Ozgur Gundem. Dopo averne assunto simbolicamente la direzione, erano stati incriminati.

Nel pomeriggio è arrivato il verdetto, definito da Rsf su Twitter “Una decisione vergognosa e aberrante. Incredibile picco negativo per la libertà di stampa in Turchia”, già al 151esimo posto su 180 nella lista stilata dall’organizzazione. Fuori dal tribunale, un centinaio di sostenitori urlavano: “Non cederemo alle pressioni”. Uno slogan a cui ha subito risposto Can Dundar, direttore di Cumhuriyet – su cui pendono due richieste di ergastolo con l’accusa di rivelazioni dei segreti di Stato per aver pubblicato un’inchiesta su un passaggio di armi in Siria scortato dai servizi segreti turchi –: “Non è questione di cedere alle pressioni. È che dobbiamo subito riprendere la battaglia e sostenere Özgür Gündem”. Un appello a cui le organizzazioni italiane dei giornalisti dovrebbero immediatamente aderire, perché nonostante procedano le trattative sulla gestione dei profughi e sull’accelerazione delle procedure per i visti tra Turchia ed Europa, non si registra alcun miglioramento sul versante dei diritti civili []

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