L'esempio ungherese in un'Europa sempre meno accogliente

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19 luglio 2016

In fuga con i bambini al confine ungherese, vicino a Roszke

Continua a persistere in Europa un clima di paura e repressione nei confronti dei migranti, anche dei richiedenti asilo. Posizioni politiche, come quella del governo ungherese, che spingono ad alzare muri e a militarizzare le frontiere. Una chiara violazione delle Convenzioni internazionali che rischia di condannare milioni di persone, soprattutto siriani, nelle mani di trafficanti e mafie transnazionali. L’Unhcr si dichiara, ad esempio, profondamente preoccupata per le ulteriori restrizioni volute dall’Ungheria che stanno portando al respingimento di persone richiedenti asilo e per i racconti dell’uso di violenza e abusi che si continuano a registrare.

Il numero di rifugiati e migranti al confine tra Serbia e Ungheria ha superato ormai le 1.400 persone, inclusi coloro che stavano attendendo di entrare nelle zone di transito e quelli che si trovavano nel Centro di Aiuto per Rifugiati nell’area di Subotica. La maggior parte sono donne e bambini colpiti dal deterioramento della situazione umanitaria. Gli Stati hanno l’obbligo di garantire che queste persone siano trattate in modo umano, in sicurezza e dignità, e abbiano accesso all’asilo, se desiderano. Invece questi obblighi sembrano drammaticamente disattesi. L’egoismo e la difesa (da chi poi) militare dei propri confini sembrala priorità. Una risposta nazionalista e militare che richiama gli anni bui della Cortina di ferro.

Le nuove leggi hanno esteso i controlli ad un’area di 8 km all’interno del territorio ungherese, ed autorizzano la polizia ad intercettare le persone rimandandole al di là della recinzione, spesso in aree remote senza servizi adeguati. Una follia che dovrebbe produrre una reazione chiara e determinata dell’UE e dei suoi Paesi membri. invece la strumentale e colpevole indifferenza pare farla da padrona.

Secondo l’Unhcr, ai richiedenti asilo vengono date istruzioni di andare in una delle zone di transito lungo il confine per presentare domanda di asilo. Al momento, solamente due zone di transito sono attive, lungo il confine di 175 km tra Serbia e Ungheria, e sono quelle di Roszke e di Tompa, dove in media in un giorno sono ammessi solo 15 individui per ciascuna zona di transito. Da quando la nuova legislazione è divenuta attiva, un totale di 664 persone sono state rimandate al di là della recinzione. Inoltre, il governo ha significativamente aumentato la sicurezza ai confini, predisponendo 10.000 soldati e ufficiali della polizia e sorveglianza con droni ed elicotteri.

L’UNHCR ha anche pubblicato un documento a proposito dell’Ungheria come paese di Asilo – UN High Commissioner for Refugees (UNHCR), Hungary as a country of asylum. Observations on restrictive legal measures and subsequent practice implemented between July 2015 and March 2016, May 2016.

L’UNHCR ha continuato a ricevere rapporti di abusi e violenza al confine, quando le persone sono state catturate all’interno delle zone di transito, o nelle strutture di detenzione della polizia. I racconti includono casi di morsi da parte di cani della polizia lasciati senza guinzaglio, l’utilizzo di spray al peperoncino e percosse.

Le condizioni di coloro che attendono di entrare nelle ‘zone di transito’ sono durissime. Individui e famiglie si trovano all’aperto o in tende improvvisate su campi fangosi a fianco delle recinzioni. La salute e la sanità pongono sfide considerevoli e le condizioni igieniche non sono accettabili. Tra le persone in attesa ci sono neonati, minori non accompagnati, donne incinta e persone con disabilità o con bisogni specifici. A molte centinaia di persone è stato offerto riparo dal Governo della Serbia nel Centro di Aiuto per i Rifugiati vicino a Subotica, ma la capacità massima di questa struttura è già stata superata. In questo contesto, le persone potrebbero essere incentivate a ricorrere a trafficanti di uomini senza scrupoli, che li espongono ad ulteriori rischi.

E’ tempo di contestare queste politiche e richiamare i governi alle loro prime responsabilità, ossia al rispetto delle convenzioni internazionali e della dignità umana. Quanto sta accadendo ai confini dell’UE è indecente come indecenti sono le politiche di coloro che preferiscono erigere muri piuttosto che assistere donne, uomini e bambini. Non è questa l’UE che si immaginava e che i padri costituenti avevano immaginato. Si sta tradendo un sogno, realizzando un incubo.

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