Traumi ignorati. Il rapporto di Medici Senza Frontiere

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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25 luglio 2016

traumi ignorati

dal sito di Medici Senza Frontiere

Il disagio mentale associato all’esperienza migratoria e/o alle condizioni di accoglienza in Italia è un fenomeno sempre più preoccupante e gravemente sottovalutato. Partendo da un’analisi dei bisogni e dei servizi esistenti, MSF, che da anni fornisce supporto medico e psicologico nelle strutture di prima e seconda accoglienza in Italia, chiede alle autorità italiane ed europee di adottare un modello di accoglienza che prenda in carico i bisogni specifici legati alla salute mentale per questa popolazione particolarmente vulnerabile.

“Il 60% dei soggetti intervistati nell’ambito delle attività di supporto psicologico di MSF tra il 2014 e il 2015 presentavasintomi di disagio mentale connesso ad eventi traumatici subiti prima o durante il percorso migratorio”, spiega Silvia Mancini, esperta di salute pubblica per MSF e curatrice dell’analisi. “Inoltre, i richiedenti asilo si ritrovano a stare per periodi molto lunghi in strutture che sono spesso in zone particolarmente isolate, dove rimangono a lungo, a causa dei tempi legati all’attesa dell’esito della procedura di asilo. Questa condizione genera profondo stress e sofferenza, che si somma all’esilio in una terra sconosciuta e alla mancanza di prospettive”.

Il rapporto Traumi Ignorati è il risultato di una ricerca quali-quantitativa condotta in Italia tra Luglio 2015 e Febbraio 2016 in vari Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Roma, Trapani e Milano e dai dati raccolti durante le consultazioni realizzate nei CAS di Ragusa dai team di MSF tra il 2014 e il 2015. Tra i 199 pazienti direttamente presi in carico da MSF nei CAS di Ragusa, il 42% presentava disturbi compatibili con il disordine da stress post traumatico (PTSD) seguito dal 27% affetto da disturbi dovuti all’ansia. La probabilità di avere disagi psicopatologici è risultata di 3,7 volte superiore tra gli individui che avevano subito eventi traumatici.

L’analisi mostra come tra i fenomeni aggravanti del disagio mentale, ci siano le condizioni di particolare precarietà vissuta all’interno di strutture di accoglienza. L’87% dei pazienti ha infatti dichiarato di soffrire delle difficoltà di vita nei centri. I CAS, istituiti nel 2014 come misura temporanea e straordinaria al fine di far fronte agli arrivi crescenti, con il tempo sono diventati parte integrante del sistema ordinario di accoglienza, cristallizzando in questo modo un approccio emergenziale, poco orientato a favorire progetti di lungo termine e di inclusione nei territori.

“A fronte di un disagio diffuso tra i richiedenti asilo, il sistema di accoglienza resta altamente impreparato a rispondere adeguatamente alle esigenze di queste persone”, dichiara Tommaso Fabbri, responsabile dei progetti di MSF in Italia. “Inoltre, i servizi sanitari territoriali spesso mancano di competenze e risorse necessarie e tardano a riconoscere i segni del disagio tra queste persone. Sono sporadiche, quando non del tutto assenti, figure come quella del mediatore culturale che possano aiutare a stabilire un contatto e a ridurre le distanze culturali”.

MSF lavora per offrire assistenza psicologica nei CAS in Sicilia (nel 2015 nella provincia di Ragusa e attualmente in quella di Trapani), sostenendo le autorità locali nella definizione di un modello innovativo per la cura mentale, tenedo in considerazione i fattori etnici e culturali. L’organizzazione raccomanda un miglioramento della risposta alle esigenze specifiche legate alla salute mentale attraverso: un rafforzamento dei servizi interni alle strutture e di quelli esistenti sul territorio; un monitoraggio sistematico delle strutture e un controllo della qualità dei servizi erogati; un personale formato nel contesto della psicologia transculturale.

Nel 2016, l’impegno di MSF si è concentrato principalmente nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare con tre navi, nell’assistenza psicologica e nella primissima accoglienza delle persone che giungono nel nostro paese dopo un lungo e rischioso viaggio: a Gorizia, al centro per sopravvissuti a tortura a Roma, nei CAS a Trapani e nei porti del Sud d’Italia.

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