Ancora guerra in Afghanistan. Il racconto di Emergency

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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22 agosto 2016

dal sito di Emergency

L’Helmand, la provincia più vasta dell’Afghanistan, è da decenni una delle aree più martoriate dai combattimenti. Nonostante i conflitti continui la popolazione ha sempre vissuto, spesso sopravvissuto, nella propria terra. Tanti hanno sopportato fino all’estremo, ma quando un loro caro è stato colpito o loro stessi sono stati vicini a esserlo, hanno capito che era il segnale che era tempo di abbandonare casa.

Solo nella seconda metà di luglio, circa 30.000 abitanti dei distretti circostanti si sono riversati nella capitale Lashkar-gah in cerca di un rifugio sicuro. Il viaggio per arrivare non è stato semplice: hanno dovuto seguire strade alternative, attraversare checkpoint, passare tra i due fronti, sempre rischiando di calpestare una delle centinaia di mine di cui le strade sono disseminate. Pochi chilometri che durano ore, quando va bene. A volte anche giorni.

I più fortunati sono riusciti a trovare un posto dove alloggiare: casa di parenti, di amici, di conoscenti, “per qualche giorno”. Tanti altri no, ora vivono in strada. “Qualche giorno” diventa una settimana, poi due e poi non si sa fino a quando perché la situazione, anziché migliorare, peggiora. Intanto, i combattimenti nei distretti proseguono. Nei primi 12 giorni di agosto Emergency ha ricoverato 180 pazienti. La capacità dell'ospedale è di 100 posti letto: il turnover per far spazio ai nuovi feriti è altissimo e tutto lo staff lavora giorno e notte, senza mai prendere fiato.

Emergency continua ad intervenire in teatri di guerra e a prestare cure mediche senza distinzioni pretestuose. Un’azione da sostenere e incoraggiare.

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