Cassazione: il Comune di Fondi e il relativo Mercato ortofrutticolo condizionati dalla mafia

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05 settembre 2016

di Marco Omizzolo

Il Comune di Fondi e il Mercato ortofrutticolo erano condizionati dalla mafia. Non è una frase da poco. E a dirla in questo caso non sono solo giornalisti, prefetti, associazioni per la legalità. Ad affermare un fatto gravissimo, a riconscerlo per ciò che è stato, è ora la Corte di Cassazione. la relativa sentenza parla chiaro: l’associazione mafiosa era costituita da fondani e trafficava in droga, aveva armi che certo servivano per intimidire o compiere atti criminali, faceva prestiti usurai ed estorsioni.

Come afferma la stampa locale, tra ricorsi accolti con rinvio alla Corte d’Appello, che porteranno per diversi imputati a un nuovo processo, reati caduti in prescrizione e pene da rideterminare, la storia di "Damasco 2” è in parte ancora da scrivere.

La Suprema Corte ha respinto i ricorsi, relativamente alla condanna per mafia, dei fratelli Antonino Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, sui quali pende una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione, e del cognato di quest’ultimo, Aldo Trani, condannato a 9 anni, stabilendo soltanto che in appello dovrà essere rideterminata la pena per Carmelo. Confermata invece la condanna per l’imprenditore Franco Peppe, condannato a 6 anni.

Annullate con rinvio le condanne per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex assessore comunale Riccardo Izzi, condannato a 5 anni e 8 mesi, e quelle per mafia dei presunti soldati dell’associazione, Vincenzo Bianchò, condannato a 7 anni, e Antonio Schiappa, condannato a 5. Stralciata la posizione di un terzo soldato, per un difetto di notifica, Alessio Ferri, su cui pende una condanna a 7 anni.

Annullamento con rinvio per il figlio di Peppe, Pasquale, condannato a 2 anni. Annullata con rinvio la condanna di Giuseppe De Silva, detto Watanga, condannato a 7 anni per il tentato omicidio di Trani. E annullate con rinvio le confische dei beni dei Tripodo e dei Peppe, ritenuti intestati a prestanome, come le dipendenti di tali aziende, Tiziana Simonelli, condannata a un anno e mezzo, Deborah Ruggieri, condannata a un anno e mezzo, la moglie di Carmelo Tripodo e sorella di Trani, Maria Laura, e la sorella di quest’ultima, Loredana, condannate rispettivamente a 2 anni e un anno e 8 mesi.

Rigettato poi il ricorso e confermata la condanna a 9 mesi per Pietro Munno, ex vicecomandante dei vigili urbani.

Prescritti tutti i reati contestati all’ex comandante, Dario Leone, cancellando la condanna a 9 mesi. Tutto prescritto anche per l’immobiliarista Massimo Anastasio Di Fazio, detto Peticone, che era stato condannato a 2 anni, e per Raffaele Boccia, condannato a 4 mesi. Il soldato del clan, Antonino D’Errigo, non ha invece fatto ricorso in Cassazione e per lui era già definitiva la condanna a 5 anni e mezzo.

E il lavoro per le difese, tra cui gli avvocati Angelo Calmieri, Domenico Oropallo, Maria Antonietta Cestra, Giulio Mastrobattista, Maurizio Forte, Oreste Palmieri, Vincenzo Macari, Giuseppe Lauretti, e Franco Coppi, ancora non è finito.

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