Presidente Mattarella, venga a incontrare gli schiavi del caporalato

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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10 settembre 2016
Caro Presidente, da Nord a Sud in Italia la schiavitù si riversa nei campi sotto mentite spoglie. Il caporalato è un delitto odioso perché svilisce la dignità umana fingendosi un’occasione di lavoro e perché procura ingenti guadagni infilandosi tra le fragilità di chi non ha i documenti in ordine e facendo leva sulla fame. Il Governo italiano da mesi sta approntando una legge per contrastare il caporalato ma le dimensioni del fenomeno (per disattenzione o per non disturbare troppo il settore della grande distribuzione) disegnano zone del Paese in cui il rispetto delle regole è un obiettivo lontano da raggiungere. Oltre a questo, continuiamo ad assistere a un’escalation di violenza nei confronti di chi decide di alzare la voce. Le associazioni, i comitati e le istituzioni locali che denunciano e si ribellano spesso sono vittime di isolamento e di attentati. «Siamo uomini o caporali?» diceva Totò in un celebre film: forse è il caso che lo Stato faccia la sua parte non solo dal punto di vista legislativo ma anche nella sua funzione di cura, vicinanza e osservazione. Per questo sarebbe significativo se lei, Presidente Mattarella, incontrasse nei territori chi da tempo si ritrova al fronte di questa battaglia e che si recasse in visita in questi campi che sono troppo spesso bolle di inciviltà. Faccia giungere in questi luoghi il messaggio del Paese che include e che non tollera alcuna forma di schiavitù. Presidente, porti lo Stato nei ghetti dove continuano a seccarsi i diritti degli ultimi. Firma qui

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