Concluso il Forum di Nyéléni, ma la lotta per la sovranità alimentare continua, soprattutto in Italia

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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31 ottobre 2016

La battaglia contro l’agro-industria e per un futuro giusto e sostenibile per l’agricoltura contadina ha fatto un enorme passo avanti in questi giorni durante l’appena concluso Forum di Nyéléni, il più grande raduno a livello europeo per la sovranità alimentare, svoltosi a Cluj-Napoca, in Romania.

Dopo cinque giorni di discussioni, i partecipanti, provenienti da oltre 40 paesi, hanno ben preparato il terreno per riprendere e rilocalizzare i nostri sistemi alimentari e moltiplicare le piattaforme per la sovranità alimentare in tutta Europa. Durante il Forum erano presenti proprio coloro che sono direttamente impegnati nei sistemi alimentari, ovvero un’ampia varietà di contadini, braccianti, sindacalisti, ricercatori, attivisti, pescatori, pastori, indigeni, consumatori e difensori dei diritti umani.

Dall’Italia, una delegazione di 25 persone ha animato molte discussioni, laboratori, gruppi di lavoro, condividendo con gli altri delegati europei e non il percorso italiano verso la sovranità alimentare, che passa in particolare dalla “Campagna Popolare per l’agricoltura contadina”. Come sottolineato da Alessandra Turco di ARI – Associazione Rurale Italiana: “In Italia abbiamo un milione e mezzo di aziende agricole, e di queste l’80% sono contadine. Abbiamo sentito la necessità di rivendicare un percorso a livello nazionale per promuovere un regolamento che permettesse ai contadini e ai piccoli produttori di portare avanti un modello di sovranità alimentare sui propri territori, che garantisse a tutti l’accesso ad un cibo sano e prodotto localmente. Per questo nel 2009 la campagna popolare è diventata una proposta di legge, attualmente in discussione nel nostro Parlamento”. Riconoscere l’agricoltura contadina come modello, quindi, con specifiche garanzie per garantirne la sopravvivenza e la produzione.

Un grande traguardo del Forum è rappresentato anche dalla convergenza delle organizzazioni dell’Europa dell’Est e dell’Asia Centrale con le loro controparti dell’Europa Occidentale. Ramona Duminicioiu di Eco Ruralis, organizzazione rumena che ha ospitato e coordinato l’evento, ha affermato a tal proposito: "La maggior parte dei paesi dell’Europa Orientale sono come la Romania: hanno una popolazione contadina molto ampia e vibrante quanto vulnerabile, minacciata da chi vuole accaparrarsi le loro terre o fare investimenti fondiari economici. Se il movimento per la sovranità alimentare è forte in Europa Orientale e in Asia Centrale, è forte anche nell’Europa intera”.

La convergenza a Cluj-Napoca ha portato alla formazione di piani congiunti per il cibo e l’agricoltura, promuovendo un modello di agricoltura agro-ecologico.

Jocelyn Parot, Segretario Generale di Urgenci ha detto: “Milioni di consumatori in tutta Europa stanno supportando modelli agricoli alternativi, basati sull’agroecologia: si stanno unendo ai contadini nella loro lotta per reclamare il controllo democratico sulle catene alimentari. Chiedono un cambiamento nelle politiche pubbliche, che dovrebbero proteggere queste iniziative piuttosto che spingere in favore di imperativi commerciali distruttivi. Questo forum è stato un passo fondamentale per le organizzazioni di consumatori per sviluppare una strategia all’interno del movimento per la sovranità alimentare”.

Per far fronte allo sfruttamento distruttivo del sistema alimentare industriale, il forum ha scelto di portare avanti una serie di azioni, tra cui strategie per equi diritti dei lavoratori agricoli – ed in particolare per i lavoratori migranti -, politiche pubbliche che mettano le risorse naturali nelle mani della popolazione locale piuttosto che delle multinazionali, sistemi di distribuzione di cibo che mettano al primo posto il cibo locale e sostenibile, incentivare un trattato delle Nazioni Unite che vincoli le azioni delle imprese al rispetto dei diritti umani, e un movimento più inclusivo che rappresenta i popoli emarginati. Al centro di queste azioni sta l’agroecologia, un approccio radicalmente locale, inclusivo e sostenibile per l'agricoltura.

Inoltre, la delegazione turca ha ribadito l’importanza di includere la lotta contro le guerre e i loro effetti, all’interno delle discussioni sulle politiche alimentari: “La guerra forza le persone a lasciare le loro terre, le loro case. La crisi dei rifugiati in Turchia ed in Europa è il risultato di una guerra. Come difensori della sovranità alimentare lottiamo per i diritti dei rifugiati e li accogliamo nei nostri paesi. E’ fondamentale per la battaglia globale per la sovranità alimentare lottare per la pace”, ha ribadito Ali Bulent Erdem di Ciftci-Sen, la confederazione dei sindacati dei piccoli agricoltori in Turchia.

Invece di incentivare il nazionalismo tra i paesi europei, i paesi dall’Est all’Ovest si sono uniti insieme ed hanno unito le forze. Nel bel mezzo delle negoziazioni per i tossici accordi di libero commercio, come il CETA – firmato di recente – tra l’UE e il Canada, che minacciano l’esistenza stessa dei contadini, le organizzazioni del Forum hanno messo la sovranità alimentare al centro del proprio cooperare.

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