13 agosto 2017
A cura di Giulia Sbaffi
Nell’estate inumana della lotta all’accoglienza e dei respingimenti, la disperazione si fa ingegno e i migranti superano il confine con l’Europa a bordo di moto d’acqua. Nella giornata del 9 agosto a Ceuta, una delle due enclave spagnole in Marocco, di acqua scooter ne sono state spedite nove ed hanno sbarcato sulle spiagge “europee” dodici passeggeri (9 uomini adulti, un minorenne e 2 donne di cui una in stato di gravidanza) provenienti dalle coste di Tangeri, quasi tutti di origine subsahariana. Una tecnica nuova per aggirare i controlli e le barriere della Fortezza Europa: hanno cominciato ad adottarla sistematicamente solo a partire dalla metà di luglio ma già conta la sua prima vittima. Tra i passeggeri delle nove moto d’acqua arrivate sul litorale di Ceuta, un migrante è morto mentre cercava di raggiungere a nuoto la spiaggia di Benzù, dopo essere stato scaricato al largo per consentire ai trafficanti di non essere avvistati e bloccati dalle motovedette della Guardia Civil. Sono stati i suoi compagni di viaggio a segnalare alla Croce Rossa. che li aveva soccorsi sulla scogliera dove si erano arrampicati, la sua scomparsa in mare.
E’ un fenomeno spregiudicato e inedito, che cresce con il trascorrere dell’estate. A partire da luglio sono sbarcati nella parte più orientale del territorio di Ceuta circa 40 migranti. Prima degli undici sbarcati il 9 agosto, ne erano arrivati una trentina, dei quali quasi la metà nella prima settimana di agosto (10 fino al giorno sei: 9 soltanto nella giornata di venerdì 4). Il giorno 9, quando si è registrata la prima vittima di questa nuova via di fuga, lo stato di allerta attivato al crescere degli sbarchi, ha costretto le ultime moto a rimanere a distanza di sicurezza dalla costa - per gli scafisti, non certo per i migranti, costretti a nuotare sino a riva - scaricando i passeggeri al largo e aumentando così i rischi tanto che, appunto, uno dei profughi è annegato. E’ la 112esima se si annovera nel numero di quelle della rotta del Mediterraneo Orientale (Spagna-Marocco e isole Canarie).
Secondo il censimento del Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos del Mediterraneo, le vittime di quest’anno, tra mare e terra, sarebbero finora 2.857 di cui 2.463 soltanto in mare. Se quella di Ceuta rappresenta quindi un dato statisticamente irrilevante, diventa però l’inquietante segnale di come i muri alzati dall’Europa, costringano chi scappa a rischiare il tutto per tutto, intraprendendo strade sempre più impervie. Mentre per tutta la giornata del 10 agosto, quella successiva alla morte di quel ragazzo, la stampa si affannava a far circolare il video del piccolo gommone arrivato tra i turisti della Playa di Zahara a Cadice, circa un mese fa il quotidiano Europasur aveva dato notizia di tre migranti recuperati tra le correnti dello stretto di Gibilterra a bordo di un gommoncino e due addirittura che arrancavano su un pedalò a 12 miglia dalla costa, tratti in salvo e in buone condizioni grazie ai dispositivi di soccorso del servizio di Salvamento Marittimo.
Il succedersi di questi episodi conferma i dati dell’IOM: in agosto si registra che gli arrivi in Spagna quest’anno sono triplicati: quelli via mare risultano 8.385, ma se si aggiungono gli ingressi via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla in Marocco, si supera quota 12 mila, più di quelli registrati in Grecia che, secondo il censimento, sono 11.713. Le coste spagnole sembrano dunque diventare di nuovo - come all’inizio degli anni 2000 - un terminale sicuro e alternativo a quello del Mediterraneo centrale per un traffico che ha trovato anche nelle moto d’acqua una “evoluzione”. Un caso simile era stato registrato già nell’estate del 2015, ma è solo oggi - non solo con la morte del migrante di fronte alle spiagge di Ceuta, ma anche secondo la testimonianza di un rappresentante di Msf – che l’uso di questi piccoli ma velocissimi natanti sembra acquistare una valenza diversa. Secondo la Ong, gli acqua scooter sarebbero stati utilizzati anche come supporto ai gommoni: forse per indicare la rotta di massima perché sprovvisti di bussola, forse per “proteggerli” dagli attacchi di gruppi rivali o, ancora, forse per consentire agli scafisti a bordo dei battelli di scappare una volta avvistati i mezzi di soccorso. Nel caso di Ceuta, la tecnica adottata dagli scafisti appare estremamente spregiudicata: per scaricare i “passeggeri” vengono scelte le spiagge più frequentate, in modo da confondersi tra i bagnanti e le piccole barche da diporto, con tempi rapidissimi, così da poter scappare via in pochi istanti se si viene scoperti. Una sorta di “sbarca e fuggi”, che aumenta i pericoli per i migranti. Come dimostra il ragazzo morto nella tarda mattinata del 9 agosto a due passi dai turisti al sole sulla spiaggia di Benzù.
Dal Marocco alla Spagna in moto d’acqua, la nuova frontiera degli sbarchi
di
Emilio Drudi
Giornalista, già responsabile delle edizioni regionali e vice capo redattore della cronaca di Roma de Il Messaggero, ha approfondito i problemi dell’immigrazione.