Ombre verdi. La diligenza marciava di buona lena nell’Agro Pontino

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20 febbraio 2019
Dentro la Magistrata, il Cancelliere e il Brigadiere dei Carabinieri accompagnavano l’Ispettore del Lavoro per un accesso ispettivo particolarmente problematico. Si trattava dell’Azienda Agricola “Me ne frego” che recentemente un'importante famiglia locale aveva ceduto ad un diciottenne magrebino nullatenente per un prezzo inferiore di quello pagato per il Palermo Calcio. La proprietà, grande quanto più o meno il Molise, risultava sostanzialmente improduttiva, senza nessun dipendente ma la sera si vedeva una lunga fila di camion uscire e rientrare al mattino successivo. L’Ispettore aveva detto che da solo temeva di finire “a porchetta” come gli era stato pronosticato nell’ambiente ed allora si era creata quella compagnia per rassicurarlo e garantirlo. D’improvviso un grande rumore fece sporgere gli occupanti all’indietro e quello che videro li terrorizzò: erano inseguiti da una massa urlante ed eterogenea di soggetti dalle evidenti cattive intenzioni. Il Gruppo degli inseguitori era composto da vari colori: c’erano quelli vestiti di nero, quelli vestiti di verde, quelli con la coppola, non si vedeva Alì Babà ma c’erano i ladroni, che erano aumentati a 49 per l’occasione, in sintonia con il loro numero magico. La situazione era preoccupante: la scorta del sol dell’avvenir aveva tardato perché avevano litigato su chi dovesse essere al comando e quando finalmente erano partiti avevano sbagliato direzione. Anche la tribù dei Cicalini, una volta non ostile, ultimamente appariva disorientata anche per le continue uscite nel gruppo e dal gruppo e solo il loro nuovo gran sacerdote Afflizione con i suoi messaggi di fumo continuava a sostenere che in ogni caso avevano ragione loro, mentre il vecchio Cicala Parlante appariva sempre più spaesato, chiedendosi forse cosa avrebbe detto della situazione il premio Nobel per la letteratura che li aveva inizialmente incoraggiati prima di volare negli alti pascoli . L’unica possibilità era correre più forte ma il conducente era un animalista e si rifiutava di frustare i cavalli, esortandoli con sussurri amorosi senza ottenere alcun riscontro dagli equini. Sembrava tutto perduto quando ecco all’improvviso all’orizzonte apparire un grande nuvolone e subito dopo un urlo: “arrivano gli indiani” che in quel caso invece di sgomento suscitò un grande sollievo: si trattava dei Sikh che avevano lasciato il loro lavoro nei campi, come avevano già fatto il 18 aprile 2016 per il loro primo sciopero che, insieme con la morte per fatica della bracciante Paola Clemente il 13\7\2015, aveva portato alla riforma della legge sul Caporalato con la nuova formulazione della l.199\2016. E insieme con i Sikh c’erano le truppe in bicicletta, i riders per l’occasione sconnessi dal loro algoritmo-grande fratello, e c’erano donne, uomini, bambini di tutti i colori che andavano incontro alla diligenza per scortarla al sicuro. C’erano molti cartelli, i più diffusi parlavano di umanità, lavoro, sicurezza, in uno c’era scritto “c’è solo un capitano”, il tributo necessario da pagare alla vicinanza della Capitale. E contro ogni previsione in questa nuova alchimia "dell’arrivano i nostri”, i buoni erano tantissimi, molto più degli inseguitori solo che non lo sapevano perché non si erano mai contati veramente. A questo punto la macchina da presa si alza e dall’alto si vede in mezzo la diligenza e dalle due parti si vedono gli inseguitori e i nostri. Non è nostra intenzione spoilerare il finale della storia, quindi per saperlo venite nel Tempio Sikh (Gurudwara) di Borgo Hermata (LT), il 28 febbraio 2019, alle ore 16.30, per l’incontro “Siamo uomini o caporali?” organizzato da Magistratura Democratica per inaugurare il XXII congresso nazionale. Troverete indiani, marescialli, magistrati, sindacalisti, preti e cittadini ma soprattutto uomini e donne che vogliono essere liberi perché liberi si vive meglio.

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