CGIL: ad una anno dal nuovo Codice antimafia il ministero del Lavoro non si muove

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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14 marzo 2019
“È una vergogna che, ad un anno dall’approvazione del nuovo Codice antimafia, il Governo e in particolare il ministero del Lavoro, non abbiano ancora provveduto ad emanare il regolamento per l’attuazione del Fondo dedicato al sostegno del reddito dei lavoratori delle aziende sequestrate alla mafia. Dov’è l’impegno tanto sbandierato di contrasto al potere mafioso?”. Così in una nota Luciano Silvestri responsabile legalità e sicurezza per la Cgil nazionale. Per il dirigente sindacale “tutto è pronto: il Fondo è stato già costituito, le risorse sono state stanziate, e sono state definite le platee di lavoratori che possono usufruirne, ma le richieste, frutto di accordi, giacciono al Ministero senza poter avere nessuna risposta”. Silvestri punta il dito contro il Governo che “non si accorge che il provvedimento riguarda migliaia di aziende sequestrate e di altrettanto numerosi lavoratori con un patrimonio importante di professionalità. Aziende che, grazie all’impegno di Tribunali, di Amministratori Giudiziari e del Sindacato, stanno operando per rilanciare le attività in un nuovo circuito di legalità dando così un contributo all’occupazione e all’economia del nostro Paese”. “Il riutilizzo e il rilancio delle aziende sequestrate - conclude il dirigente sindacale - rappresenta un’arma potente di contrasto alle mafie perché consente allo Stato, come indicato dalla legge Rognoni-La Torre, di riconquistare attraverso il lavoro il controllo sociale del territorio che la mafia aveva acquisito”

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