Ciao Nash, che la terra ti sia lieve. I diritti negati: gli effetti del Decreto Sicurezza al tempo del Coronavirus.

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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25 marzo 2020
Tempi Moderni pubblica la riflessione e denuncia di Mimma D’Amico dell’Ex Canapificio sulla morte di Nash per il coronavirus e d’emarginazione. Una combinazione letale per chi vive ai margini in un Paese che ha deciso di costruire un sistema di accoglienza che conserva la disuguaglianza e gli stati di povertà. Il coronavirus coglie gli esclusi o i sommersi dell’accoglienza, come racconta uno studio di Amnesty International Italia, nella loro condizione di emarginazione e povertà voluta dallo Stato e imposta per decreto. La cancellazione dei diritti operata nel corso degli ultimi decenni condanna all’emarginazione e ora per mezzo del coronavirus alla morte, donne, uomini e minori che hanno trovato in Italia e in Europa condizioni di esclusione e di espulsione incostituzionali. Questa è la storia di Nash, che sia almeno di insegnamento e monito per una intera classe dirigente e una cittadinanza che chiede di stare in casa anche a chi una casa non ce l’ha. Farne tesoro per cambiare l’ordine delle cose di questo Paese è oggi più di ieri necessario. Il virus che sta stravolgendo la vita di milioni di persone in tutto il mondo, aggiunge il proprio carico sugli ultimi, gli emarginati e colori che già prima vivevano privati di diritti fondamentali. Quando, lo scorso gennaio, abbiamo raccontato di Nash, ghanese di 67 anni da 25 in Italia e da 3 nel progetto di accoglienza Sprar di Caserta, e dei drammatici effetti del Decreto Sicurezza sulla sua vita, mai avremmo pensato che ci saremmo trovati, due mesi dopo, a raccontare della sua morte. Nash è morto questa notte (24 marzo), all'ospedale di Caserta, dove era ricoverato da 3 settimane per un aggravamento delle sue pregresse e gravi patologie ai polmoni e al cuore. E' morto solo, senza poter ricevere il saluto e il conforto degli amici e di noi operatori del progetto di accoglienza Sprar, come oggi prevedono i protocolli di sicurezza per fronteggiare la pandemia in corso. E' morto senza poter salutare la propria famiglia, in Ghana, da cui partì 25 anni fa per cercare lavoro e dare un futuro ai suoi 3 figli, che non ha mai rivisto in questi anni e che non rivedrà più. Non è potuto tornare a casa Nash, come invece progettava da tempo e noi con lui, ma non a causa della pandemia o delle sue patologie. Il diritto di tornare nel suo paese, ricongiungersi alla sua famiglia dopo decenni passati a lavorare nelle campagne di Foggia e di Castelvolturno, gli è stato negato dal Decreto Sicurezza. Nash era titolare del permesso di soggiorno per motivi umanitari, l'aveva ottenuto dopo un lunghissimo percorso iniziato nel 1999 nelle campagne foggiane. Lì, trovare un contratto di lavoro era (e ancora lo è) praticamente impossibile per un bracciante africano. Decide allora di spostarsi nella campagne campane, tra Gugliano e Castelvolturno, ma anche qui trova lavoro sommerso, sfruttamento e impossibilità a regolarizzare la sua posizione. Nel 2007, è colpito da un infarto e inizia per lui un complicato iter sanitario. Cerca di riprendere il lavoro nei campi, ma il fisico non ce la fa. Ai problemi cardiaci, si aggiunge una grave forma di diabete che lo porta alla cecità completa. A Castelvolturno, viene seguito e sostenuto da Emergency, che poi lo segnala a noi del Centro Sociale Ex Canapificio, per inserirlo nel progetto di accoglienza Sprar che gestiamo a Caserta dal 2007. Nel 2016, Nash arriva a Caserta, prende casa, conosce nuovi amici che lo sostengono durante la vita quotidiana. Con una forza d'animo incredibile e una parola sempre disponibile per ognuno, col suo sorriso, viene accompagnato due pomeriggi a settimana all'università Vanvitelli per la scuola di italiano prevista dal progetto Sprar. Usando il tatto, l'ascolto, la parole, i ricordi, prova a migliorare il suo italiano con impegno, lui che in Ghana non aveva potuto frequentare alcuna scuola. Tra una lezione e l'altra, ci racconta della vita in Ghana, dei suoi 3 figli, del desiderio di concludere quanto prima la sua pratica per l'invalidità alla quale ha diritto per tornare al paese e lì trascorrere gli ultimi anni. A ottobre del 2018, però, viene approvato il primo dei Decreti Sicurezza, che abolisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Le circolari ministeriali che vengono emanate a dicembre del 2019, peggiorano gli effetti del Decreto applicandolo in maniera retroattiva quindi anche Nash, che aveva ottenuto il suo documento ben prima dell'entrata in vigore del Decreto, perde il diritto a stare regolarmente in Italia, rischia di finire per strada, perde la possibilità di tornare in Ghana come si progettava da tempo. Perde inoltre, beffa che si aggiunge al danno, il diritto a riscuotere la propria pensione di invalidità, perché non ha più un permesso di soggiorno valido quindi non può attivare un conto corrente dove riceverla. A gennaio, col servizio di Antonio Musella su Fanpage, raccontiamo la sua storia e iniziamo l'iter legale per opporci a quanto gli sta accadendo. Non abbiamo fatto in tempo. Le leggi sull'immigrazione in questo paese non ti danno il tempo di garantire diritti e umanità. Stravolgono vite come fossero pacchi. Cosi, la vita di Nash è stata stravolta. Il tempo che avrebbe dovuto impiegare per tornare in Ghana e morire dignitosamente vicino ai suoi cari, lo ha dovuto usare per lottare contro una legge ingiusta, e nel frattempo il suo stato di salute ha continuato ad aggravarsi. Oggi, con rabbia e dolore, piangiamo Nash e pensiamo alle migliaia di persone che a causa di leggi ingiuste e intollerabili, vivono una vita sospesa, senza diritti né tutele. Oggi, che la nostra libertà di movimento e circolazione è fortemente compromessa, possiamo forse per un brevissimo attimo, sentirci più vicini a chi per decenni non ha potuto muoversi da questo paese, intrappolato in un limbo dove alla fine è stato costretto dallo Stato a morire senza il conforto della propria famiglia. Questi tempi cosi duri siano da monito, servano alle istituzioni ad agire sulle leggi da cambiare, a sostenere gli ultimi e non ad emarginarli. Servano a noi a riprendere le lotte con più determinazione di prima, per difendere i diritti degli esclusi. La foto risale alle ultime riprese fatte a Nash, da Antonio Musella per Fanpage: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/XjLIFOSw54zoQxbo, che ringraziamo di cuore.

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