ISGI-CNR, Tempi Moderni e Grei250 per una ricerca europea sulle regolarizzazioni Progetto ROSS – regolarizzazione come occasione di sviluppo sociale

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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20 giugno 2020
La regolarizzazione in corso in Italia presenta numerosi aspetti di interesse. È la prima dal 2012, ma l’ottava da quando l’Italia si è dotata con il testo unico del 1998 di una politica di migrazione per lavoro. È la prima dopo la pandemia e nasce, come recita il comma 1 dell’art. 103 del dl 34/2020 che la ha promosso, tanto “Al fine di garantire livelli adeguati di tutela della salute individuale e collettiva in conseguenza della contingente ed eccezionale emergenza sanitaria”, quanto per “favorire l’emersione di rapporti di lavoro irregolari”.
È inoltre una regolarizzazione, che pur con numerosi limiti del testo, si rivolge, in astratto ad una platea di quasi 690 mila unità (l’11,4% di tutta la popolazione straniera in Italia), o se si fa riferimento ai soli lavoratori stranieri in nero, si tratta di una popolazione di circa 620.000 unità, ma a causa dei limiti dell’attuale testo legislativo, afferma Ugo Melchionda, portavoce di GREI250, “rischia di rivelarsi assai limitata nei suoi effetti pratici e un boomerang per le forze della maggioranza di governo che l’hanno promossa”.
È inoltre una regolarizzazione che ha polarizzato l’opinione pubblica e le opzioni dei partiti, nonostante la sua urgenza per “i troppi lavoratori agricoli, costretti ad accettare condizioni di lavoro estreme, condizioni abitative indecenti e intermediazione illegale effettuate dai caporali, che potrebbero trovare in essa un supporto per regolarizzare la propria posizione”, continua Marco Omizzolo, presidente di Tempi Moderni, recentemente fatto dal presidente Mattarella Cavaliere della Repubblica per il suo impegno contro il caporalato,
“Tuttavia sia i proponenti che gli oppositori alla regolarizzazione”, conclude Fabio Marcelli, direttore f.f. dell’ISGI-CNR, “sembrano contestualizzarla in una dimensione puramente nazionale, senza comparazioni, né del testo legislativo, né tantomeno degli effetti che essa dovrebbe comportare per il mercato del lavoro e per l’integrazione degli immigrati, nonché per i risultati che essa dovrebbe avere per la salute pubblica, con analoghe esperienze internazionali rilevanti per l’Italia, sia a livello europeo sia a livello mediterraneo, nonché con le tendenze che emergono a livello di Unione europea e di comunità internazionale più in generale”.
Viceversa la mancata contestualizzazione a livello internazionale implica che l’Italia non ha purtroppo saputo trarre significativi insegnamenti dall’esperienza svolta da altri Paesi, mentre l’esperienza italiana, a sua volta, non riesce a varcare i confini nazionali e diventare oggetto di riflessione e “lesson learned” per altri Paesi. Da queste considerazioni nasce la proposta di realizzare una ricerca in diversi paesi europei a cura di un team internazionale, che metta a confronto
• La comparazione tra le fonti normative applicabili alla regolarizzazione e l’individuazione dei vincoli normativi derivanti dall’esistenza di normative internazionali ed europee in materia
• Gli effetti economico sociali della regolarizzazione
• La sua rappresentazione mediatica e sociale della regolarizzazione
Tale proposta sarà elaborata e sviluppata dall’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, che dedica da tempo la propria iniziativa al tema delle migrazioni, rendendosi protagonista di vari progetti in materia, dalla rete GREI250, formata da una serie di operatori, ricercatori, avvocati, immigrati e associazioni che operano anch’essi da tempo nel settore e dalla rivista-centro studi Tempi Moderni che ha curato numerosi studi e pubblicazioni in materia.
L’analisi sarà focalizzata su alcuni Paesi dell’UE e del Mediterraneo: Italia, Portogallo, Spagna, Malta, Francia, Marocco e Tunisia. L’obiettivo è di fornire risultati concreti nel giro di due anni in modo tale da fornire elementi utili alla riflessione e all’azione delle istituzioni pubbliche e delle forze politiche e sociali.
Il progetto viene denominato ROSS (regolarizzazione come opportunità per la società e lo sviluppo sociale).

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