Con questa tappa, il Kirghizistan, si comincia a salire sulle alte vette delle catene montuose asiatiche. Dopo aver costeggiato con Kazakhstan e Turkmenistan il Mar Caspio (seconda e quarta tappa
dell’Ecologia lungo la Nuova Via della Seta, http://www.tempi-moderni.net/2
Una miscela insostenibile minaccia le pendici delle catene montuose dell’Asia: da un lato la desertificazione che spinge alla ricerca di nuovi pascoli, dall’altro una quantità di bestiame quadruplicata in un cinquantennio sovietico, fino ad arrivare a 10 milioni di capi nel 1991, e in continua ascesa sotto la pressione demografica umana. Anche l’instabilità economica ha giocato la sua parte, poiché negli anni della transizione post-sovietica molti sono ricorsi a un bene rifugio come la pastorizia. Sottoposto ad accelerazioni di domanda, il 60% del suolo kirghizo si trova in condizione di deficit di terriccio, e salinizzato al 6%. Si cercano nuovi pascoli, quindi, e si deforesta.
L’industria mineraria Il ricco sottosuolo kirghizo possiede importanti depositi di oro e metalli. A 350 km da Bishkek, ad un’altitudine di 4000 metri, si trova la grande miniera d’oro di Kumtor. Scoperta negli anni ’70 ma considerato investimento troppo costoso in periodo sovietico, i diritti di sfruttamento passano con contratto firmato negli anni ’90 alla Centerra Gold, compagnia canadese. All’inizio del millennio da sola la miniera d’oro forniva il 10% del PIL e il 40% delle esportazioni nazionali. Ma è anche in prima linea per incidenza dei contaminanti. La stima è che le operazioni estive portino fino a 5 milioni di metri cubi di acque di scarico contaminate nel fiume Kumtor, affluente del Naryn, e da qui nel Syr Darya, uno dei grandi fiumi che attraversano gli Stans. Dall’inizio delle operazioni il progetto non ha brillato per trasparenza di informazione sull’impatto ambientale, ma la popolazione locale ha avuto immediato riscontro della presenza di inquinanti attraverso la riduzione del pescato. Inoltre una serie di incidenti, tema così caldo nell’industria di estrazione mineraria, ha funestato la storia di Kumtor. Nel 1998 un incidente portò una fuoriuscita di cianuro e cianuro di sodio, seguiti da 70 litri di acido nitrico a distanza di pochi mesi; due anni dopo ammonio nitrato. Drammatici anche gli episodi legati ai crolli in miniera, come quelli del 2002 e del 2006, con crolli di grosse entità. La questione ambientale legata alla valutazione di impatto ha portato a manifestazioni culminate nel 2013 con la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo centrale. Le misure adottate dal governo a tutela dei ghiacciai escludono i ghiacciai Davydov e Lysyi, che rientrano nell’area di operazione della miniera.
Una risorsa economica importante per il paese, ma il cui sfruttamento rimane molto problematico.